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Dino è nato ad Ombriano, in provincia di Cremona. Sin da piccolo ha sempre nutrito una grande passione per lo sport ed all'età di 12 anni ha cominciato a scrivere dati e stastistiche relative ai principali sport: tennis, NBA, NFL, basket NCAA, NHL, ciclismo, calcio e formula uno.
Nella sua ancor breve carriera giornalistica vanta, come fiori all'occhiello, la partecipazione alle Olimpiadi di Torino dove ha ricoperto il ruolo di Flash Quote Reporter, le Olimpiadi di Vancouver durante le quali ha commentato su Sky Sport il Curling e gli Asian Games a Canton nel 2010 dove era Sport Specialist per il Basket.
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Pensieri sullo sport |
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15 novembre 2014 |
Si riparte dall'impresa di UConn e coach Ollie |
University of Connecticut dall'inferno al paradiso in 2 anni |
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Riparte il college basket, anzi è già ripartito ufficilamente nella notte di venerdi' qualche partita: 157!!!
Prima di affrontare la nuova stagione e le sue follie, un rapido riavvolgimento del tape sul 2013/14.
Con la numero 7 del seeding del suo Regional, ovvero valutata oltre la 24esima posizione del ranking nazionale e' da qui che e' partita la fantastica pazzia di UConn.
Gli States e tutti gli appassionati di college basket hanno quindi celebrato gli Huskies ed il suo coach autori di una cavalcata che nessuno si sarebbe mai aspettato basti pensare alla sconfitta di dieci punti nella finale della American Conference contro Louisville o il secondo turno del torneo NCAA vinto acciuffando St. Joseph's nel finale di gara, con i philadelphiani sconfitti poi all'overtime.
La grande rincorsa verso la rinascita dell'ateneo e' pero' iniziata due anni prima quando coach Jim Calhoun, vincitore di tre titoli con gli Huskies, aveva lasciato la panchina vacante e la squadra era stata penalizzata con un anno di esclusione dal torneo NCAA.
Sulla panchina UConn scommette e si affida ad un coach rookie: Kevin Ollie, 4 anni da giocatore a Connecticut che dopo una onesta carriera NBA dal 1997 al 2010 era tornato all'alma mater come assisitente.
Il primo anno con coach Ollie si chiude con un record 20-13, dieci vittorie in diciotto partite nella Big East, dove non puo' partecipare al torneo di conference.
Viste le premesse, nessuno si sarebbe aspettato la vittoria di un coach al suo secondo anno come capo allenatore, che aveva dovuto succedere ad un guru della panchina come Calhoun e che si era dovuto portare sulle spalle la probation alla March Madness.
Ma la bellezza del torneo NCAA e' proprio questa: non si puo' prevedere mai nulla, anche se la stagione 2013-2014 qualche indizio di follie in arrivo l'aveva dato prima su tutte la riorganizzazione delle conference con la creazione dell'American Conference dove sono emigrate Louisville, Cincinnati e UConn lasciando una Big East che gli uomini del ranking hanno sopravvalutato non poco: Villanova e Creighton overrated tutta la vita ed infatti il torneo NCAA lo dimostrera' abbondantemente.
Come detto in precedenza che il destino sia dalla tua parte lo capisci strada facendo e cosi' e' stato per gli Huskies letteralmente sopravvissuti al secondo turno (89-81 in overtime contro St. Joseph's).
Questo e' l'inizio dell'articolo di ESPN sulla gara "Turns out, Jim Calhoun left Connecticut in good hands. With Calhoun watching from the stands, the Huskies continued their winning NCAA tournament tradition thanks to a holdover player in senior guard Shabazz Napier and a new coach, Kevin Ollie".
La giocata chiave e' rimbalzo con canestro piu' fallo che Amida Brimah trasforma a 39" dalla fine dei regolamentari per la parita' a quota 70. Il ghanese firma 3 dei suoi 9 punti non tremando dalla lunetta dove tira con il 64%. Nell'overtime ci pensa poi il solito Napier con 10 punti a spingere i suoi al turno successivo dove gli Huskies eliminano senza grossi patemi Villanova (77-65), la numero 2 dell'East Regional.
Alle Sweet Sixteen e' poi la volta di Iowa State che priva di Georges Niang si deve arrendere 81-76 in una gara sempre condotta da Napier e compagni. Il vero capolavoro pero' e' alla Elite Eight perche' la favorita Michigan State, quella che Obama aveva pronosticato come vincitrice del titolo ed anch'io, rimonta l'iniziale 12-2 UConn andando in vantaggio di 9 punti al 27'.
Ebbene sembra tutto tornato alla normalita' con gli Spartans pronti a tagliare la retina per la gioia del sempre presente Magic Johnson, ex di MSU con la quale vinse il titolo nel 1979.
Invece Kevin Ollie tiene insieme i suoi ragazzi che ribaltano il punteggio guidati dai 25 punti di Napier ed il 60-54 alla sirena li fa volare cosi' in Texas per la Final Four.
Vabbè nell'East Regional gli e' andata bene, era questa la sensazione, ma adesso ci pensera' la numero uno in nazione: Florida, a chiudere la strada di UConn.
I Gators in stagione hanno perso solo 2 gare, pero' la seconda sconfitta e' stata proprio contro Connecticut, ok ma dai il jolly l'avevano gia' giocato invece...
Succede che gli Huskies sono avanti sin dall'inizio nella classica gara del torneo dove hai l'impressione che questi oggi non perdono mai ed infatti non perdono neanche qui 63-53 il finale.
Ultimo stop, lunedi 7 aprile con la NBA che riposa perche' in America c'e' una sola partita di basket che conta quel giorno: Kentucky-Connecticut.
Nella finale ci sono i Wildcats con quattro giocatori al primo anno (Julius Randle, Aaron Harrison, Andrew Harrison e James Young) che dovrebbero andare al primo giro del draft NBA; ma UConn riprende da dove aveva finito due giorni prima ovvero fa corsa di testa e va sul +15 durante il primo tempo condotto sin dal 2-0. Nella ripresa Kentucky arriva piu' volte sul meno uno, ma ancora una volta gli Huskies fanno la differenza in difesa dove tengono gli avversari sotto i 55 punti per la terza volta di fila, come al solito Napier e' il top scorer (22) e cosi' finisce 60-54 e via allo champagne.
Per tutte le stats della stagione 2013-2014 ecco il link
http://www.dinoali.com/dino/sviluppo/stats.asp?path=Ncaa Basket&nome=2013
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29 luglio 2014 |
Un famelico Squalo in un acquario |
Tutti a decantare Nibali in questi giorni, giusto esaltare un campione italiano ma sarebbe giusto anche analizzare un po' il suo successo al Tour 2014 |
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Il Tour si vince solo se si è forti, dannatamente forti e resistenti. Partendo da questi presupposti Nibali merita solo elogi per quanto fatto dalla seconda tappa in poi.
Chi però ha l'onore e l'onere di raccontare e commentare le corse deve spogliarsi la casacca azzurra ed analizzare senza patriottismi l'ultimo Giro di Francia.
Sette minuti sul secondo in classifica, con i rivali che non lo hanno mai battuto nè in salita nè a crono.
Da un lato c'è sicuramente il talento dell'italiano, dall'altro però c'è la mancanza di grandi antagonisti.
Nel suo ormai penultimo Tour disputato Vincenzo Nibali è arrivato terzo a 6'19 dal vincitore Bradley Wiggins ed a 3'21 da Chris Froome. Più che ai distacchi subiti da chi non c'era o non ha concluso la Grande Boucle porrei l'attenzione su chi c'era nella Top Ten nel 2012 e nel 2014.
Van Garderen nel 2012 arrivò quinto come quest'anno ed il suo gap dallo Squalo fu di 4'45". Zubeldia (sesto nel 2012) prese 9'22" mentre Pinot (decimo) fu distanziato di 10'58". Diciamo che ha battuto gli stessi avversari del 2012, con un Pinot sicuramente in crescita mentre stazionari o in calo sono sembrati gli altri.
In generale il Tour appena concluso è stato caratterizzato da un percorso esaltante che però non ha potuto contare sui grandi scalatori, ovvero su coloro che attaccando in montagna cambiano l'andamento di tappe e grandi giri.
Sono convinto che la corsa sarebbe stata davvero eletrizzante con Froome e Contador a rivaleggiare con Nibali per il successo finale e probabilmente gli altri: Peraud, Valverde, Pinot, Bardet, Konig etc avrebbero provato delle azioni da lontano vedendosi chiusi dai big.
Ho avuto modo di vedere tutte le tappe del Giro del Delfinato terminato tre settimane prima del Tour de France e dove al via c'erano Froome, Contador e Nibali.
In salita si è proprio visto come Froome e Contador ne avessero di più.
Ci sono stati tre arrivi in salita, l'ultimo dei quali in una tappa epica con arrivo a Courchevel (attacchi da lontano con Froome che crolla e Contador che rimonta tutto solo) che con tutta probabilità sarà la più bella dell'anno.
Ecco i risultati dei big 3:
Pays d'Olliergues:
Froome,
Contador 12",
Nibali 50"
Finhaut:
Contador,
Froome 20",
Nibali 38"
Courchevel:
Contador,
Nibali 29",
Froome 3'50
Purtroppo Froome e Contador hanno lasciato presto il Tour, ma comunque Nibali sul pavè ha fornito una prova stellare e lo spagnolo (unico giunto al traguardo) si beccò 2'35".
Aggiungerei che sullo strappetto finale di Gerardmer (7,6 km al 6% di media)
Contador diede 3" a Nibali, 11" a Pinot e Peraud, facendo vedere che in salita era il più forte.
Insomma sarebbe stato un fantastico Tour senza le cadute, invece lo spettacolo nelle ultime due settimane è stato a senso unico con Lo Squalo che si è mangiato tutta la concorrenza, senza che dalle coste francesi partisse l'Orca alla sua caccia con a bordo Quint, Brody e Hooper.
Comunque sia Chapeau Vincenzo, che di sicuro entra nella storia del ciclismo perchè chiunque vinca un Tour, indipendentemente dagli avversari, è un Campione ed il siciliano lo è ancor di più visto il dominio con cui ha fatto sua la corsa e visto che ora in carriera è riuscito a conquistare tutti i tre grandi giri.
Acquistare la Gazzetta dello Sport con la prima pagina gialla mi ha emozionato fino all'occhio lucido non tanto perchè Nibali è italiano, ma perchè è un Campione e come tale vederlo gareggiare e vincere mi regala sempre questi turbamenti dell'animo.
Tutte le Statistiche del Tour 2014
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24 settembre 2013 |
Favola Chris Horner, why not?
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Le imprese alla Vuelta di Horner sarebbero già nei libri, se non ci fosse l'ombra del doping però su questa zona buia si può fare un bel po' di luce
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Per 37", ovvero meno di un secondo per ogni suo anno di vita, Chris Horner ha conquistato la Vuelta Espana scrivendo una pagina di sport che rimarrà per sempre nella storia, doping permettendo.
In tanti hanno gridato al doping per l'americano che prima della corsa iberica non aveva fatto sfraceli in carriera limitandosi a poche affermazioni come il giro della California nel 2011, il giro dei Paesi Baschi nel 2010 o qualche piazzamento nella top ten di corse a tappe come: 9° al Tour de France nel 2010, 13° nel 2012 e 14° nel 2007, 5° nel giro dello Utah quest'anno, 2° alla Tirreno-Adriatico nel 2012, 5° nel giro di Romandia nel 2007 e settimo l'anno precedente, infine 7° al giro di Svizzera nel 2006.
Detto che in questo momento quando si parla di ciclismo non si può essere certi di nessun corridore, analizzando l'andamento delle tappe spagnole non mi sembra che Horner sia stato un marziano e che quindi la sua vittoria debba essere ricondotta all'uso di sostanze proibite.
Infatti dando un occhio alla classifica generale ci si accorge come un non irresistibile Valverde, che soprattutto in avvio di Vuelta ha perso chance per vincere tappe ed accumulare abbuoni, è giunto a 59" da Nibali ovvero il secondo sul podio di Madrid distanziato da Horner di soli 37".
Questa differenza in gran parte è stata dettata dalla cronosquadre dove la Movistar dello spagnolo ha beccato 29 secondi dalla Astana di Nibali e alla crono individuale dove Valverde ha bucato una gomma perdendo fra i 20 ed i 25 secondi per ripartire giungendo al traguardo a 27" dall'italiano.
Di certo la differenza l'americano l'ha fatta nelle ultime otto tappe, dove però è stata evidente anche la flessione dello Squalo dello stretto.
Facendo un piccolo passo indietro alla tappa prima della crono, Horner aveva fatto un gran numero, ma sul suo scatto nessuno aveva provato ad andargli dietro e così all'arrivo l'americano si era intascato vittoria e maglia con Nibali a 48" e Valverde ad 1'02. Quindi già qui un discreto neo sugli avversari dello statunitense.
Ad Andorra Nibali è giunto secondo (primo fra i top ten) prendendo l'abbuono con Horner a 2" (abbuono anche per lui) mentre Valverde è giunto al traguardo a 50. Era la tappa del freddo intenso che ha costretto al ritiro Ivan Basso, e fin qui Nibali pareva il padrone della corsa seppur con un vantaggio risicato di 50 secondi.:
Da qui in poi però ecco il calo di Vincenzo.
Ad Aramon Rodriguez (primo dei top ten) poi Valverde a 3", Horner a 6" e Nibali a 28.
A Pena Cabarga Horner (primo dei top ten), Valverde a 20 e Nibali a 25".
All'Alto Naranco Rodriguez (primo dei top ten), Horner a 14" insieme a Valverde con Nibali distanziato di 6" dal duo.
Infine sull'Angliru: Horner secondo all'arrivo (primo dei top ten e abbuono), Valverde a 28" (abbuono anche per lui) e Nibali stesso tempo dell'iberico.
Il trend è quindi lo stesso Horner con qualcosa in più, ma Nibali peggio di Valverde.
OK sull'Angliru Nibali ha speso tanto cercando di vincere la Vuelta altrimenti avrebbe potuto precedere Valverde, però sempre sull'Angliru Horner è stato staccato dall'attacco veemente dell'italiano ricucendo lo strappo piano piano ed anche questo suo andamento mi fa poco pensare ad un dopato, perchè solamente arrivando dietro Nibali al traguardo avrebbe perso la Vuelta ma nonostante ciò non ha risposto immediatamente agli scatti dell'avversario facendo invece il suo ritmo.
Oltre ai risultati di questa Vuelta, ci sono state anche altre grandi sorprese recenti come Cobo e Hesjedal capaci di vincere la Vuelta ed il Giro.
Ebbene Cobo, classe '81 ha vinto la Vuelta nel 2011 e nel grandi giri precedenti l'unico piazzamento era stato il decimo posto alla Vuelta 2009. Per il resto un quarto posto al giro del Portogallo ed una tappa vinta al Tour.
Invece Hesjedal, classe '80, prima di vincere il Giro nel 2012 aveva ottenuto un sesto posto al Tour due anni prima. Anche per il canadese poco altro nelle corse a tappe: 4° al giro di Cataluna nel 2006, un quinto e due decimi posti al giro di California, ottavo nel 2009 alla Tirreno-Adriatico e nono al giro dei Paesi Baschi nel 2011.
Insomma pound by pound credo che gli exploit del duo Cobo-Hesjedal siano più sorprendenti di quanto fatto da Horner che alla fine ha sfruttato una Vuelta per scalatori; già con una cronometro in più difficilmente sarebbe arrivato secondo.
TUTTE LE STATS DELLA VUELTA 2013
Classifica finale
Risultati delle Tappe dalla 1 alla 9
Risultati delle Tappe dalla 10 alla 20
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25 giugno 2013 |
L'8 di Wimbledon non è come l'8 di Parigi vero Rafa?
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5 finali a Wimbledon in 9 anni ma quando non è arrivato fino in fondo ha sempre perso nella prima settimana
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5 finali e 4 uscite nella prima settimana, è questo il record di Rafa Nadal a Wimbledon.
Il maiorchino (due volte vincitore a Londra) ha infatti il suo tallone d'achille nella prima settimana ai Championships.
Ecco le sue sconfitte premature:
2003 Srichaphan 3rd round
2004 Muller 2nd round
2012 Rosol 2nd round
2013 Darcis 1st round
Oltre a rappresentare il peggior risultato di Rafa a Wimbledon, la recente sconfitta al primo turno contro Darcis ha riproposto il
tema della sua resa sull'erba, la vera erba, ovvero quando i campi di Wimbledon sono ancora verdi.
Infatti nelle prime giornate i campi possono contare sulla vera erba che poi va via via sparendo con il passare dei turni diventando
un'erba battuta...
Non a caso quando Nadal ha superato la prima settimana ha poi sempre raggiunto la finale ovvero dal 2006 al 2011 (nel 2009 non ha
preso parte al torneo londinese per infortunio).
Anche qui però si può notare come i maggiori rischi li abbia dovuti affrontare nei primi turni:
2006
5 set contro Kendruck al secondo turno 6-7(4), 3-6, 7-6(2), 7-5, 6-4
2007
5 set contro Soderling al terzo turno 6-4, 6-4, 6-7(7), 4-6, 7-5
(5 set anche agli ottavi contro Youzhny ma eravamo già nella seconda settimana)
2010
vinto in 5 set al secondo turno contro Haase 5-7, 6-2, 3-6, 6-0, 6-3
ed al terzo contro Petzschner 6-4, 4-6, 6-7(5), 6-2, 6-3.
Insomma Nadal a Wimbledon non ha mezze misure: o va in finale o inciampa tra i fili d'erba e qui ancora una volta i numeri possono
diventare beffardi: se 8 era diventato il numero magico di Rafa dopo l'ottava vittoria al Roland Garros, questa volta l'8 gli ha
portato male, eh sì perchè l'erba di Wimbledon è alta 8 millimetri.... |
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10 giugno 2013 |
Ocho Vamos!!!
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Ok 8 è il numero del momento per Nadal, perchè nessuno era mai riuscito a vincere otto volte un torneo dello slam
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La statistica però più incredibile è il record del maiorchino al Roland Garros: 59-1!!!!!
Su nove partecipazioni solo Robin Soderling è riuscito a fermare Rafa, negli ottavi di finale del 2009; 6-2 6-7 6-4 7-6 il risultato che potremmo definire storico.
Nel 2013 il Roland Garros rappresenta sicuramente il fiore all'occhiello del Rafa's comeback, un ritorno assolutamente devastante: 43-2 in stagione dove ha vinto sette tornei mentre le due sconfitte sono arrivate da Zeballos nella finale di Vina del Mar (il primo torneo giocato dopo l'infortunio al ginocchio) e a Montecarlo contro Djokovic.
Occhio quindi che Rafa potrebbe anche eguagliare la sua miglior stagione della carriera, ovvero quel 2010 in cui vinse tre slam: Roland Garros, Wimbledon ed US Open.
Di seguito tutte le partite giocate da Nadal al Roland Garros, da notare il 2008 e 2010 ... nessun set persoooooo
2005
Lars Burgsmuller (GER) 6-1, 7-6, 6-1
Xavier Malisse (BEL) 6-2, 6-2, 6-4
Richard Gasquet (FRA) 6-4, 6-3, 6-2
Sebastien Grosjean (FRA) 6-4, 3-6, 6-0, 6-3
David Ferrer (ESP) 7-5, 6-2, 6-0
Roger Federer (SUI) 6-3, 4-6, 6-4, 6-3
Mariano Puerta (ARG) 6-7(6), 6-3, 6-1, 7-5
2006
Robin Soderling (SWE) 6-2, 7-5, 6-1
Kevin Kim (USA) 6-2, 6-1, 6-4
Paul-Henri Mathieu (FRA) 5-7, 6-4, 6-4, 6-4
Lleyton Hewitt (AUS) 6-2, 5-7, 6-4, 6-2
Novak Djokovic (SRB) 6-4, 6-4 Rit
Ivan Ljubicic (CRO) 6-4, 6-2, 7-6
Roger Federer (SUI) 1-6, 6-1, 6-4, 7-6
2007
Juan Martin Del Potro (ARG) 7-5, 6-3, 6-2
Flavio Cipolla (ITA) 6-2, 6-1, 6-4
Albert Montanes (ESP) 6-1, 6-3, 6-2
Lleyton Hewitt (AUS) 6-3, 6-1, 7-6
Carlos Moya (ESP) 6-4, 6-3, 6-0
Novak Djokovic (SRB) 7-5, 6-4, 6-2
Roger Federer (SUI) 6-3, 4-6, 6-3, 6-4
2008
Thomaz Bellucci (BRA) 7-5, 6-3, 6-1
Nicolas Devilder (FRA) 6-4, 6-0, 6-1
Jarkko Nieminen (FIN) 6-1, 6-3, 6-1
Fernando Verdasco (ESP) 6-1, 6-0, 6-2
Nicolas Almagro (ESP) 6-1, 6-1, 6-1
Novak Djokovic (SRB) 6-4, 6-2, 7-6
Roger Federer (SUI) 6-1, 6-3, 6-0
2009
Marcos Daniel (BRA) 7-5, 6-4, 6-3
Teymuraz Gabashvili (RUS) 6-1, 6-4, 6-2
Lleyton Hewitt (AUS) 6-1, 6-3, 6-1
Robin Soderling (SWE) 2-6, 7-6, 4-6, 6-7
2010
Gianni Mina (FRA) 6-2, 6-2, 6-2
Horacio Zeballos (ARG) 6-2, 6-2, 6-3
Lleyton Hewitt (AUS) 6-3, 6-4, 6-3
Thomaz Bellucci (BRA) 6-2, 7-5, 6-4
Nicolas Almagro (ESP) 7-6, 7-6, 6-4
Jurgen Melzer (AUT) 6-2, 6-3, 7-6
Robin Soderling (SWE) 6-4, 6-2, 6-4
2011
John Isner (USA) 6-4, 6-7, 6-7, 6-2, 6-4
Pablo Andujar (ESP) 7-5, 6-3, 7-6
Antonio Veic (CRO) 6-1, 6-3, 6-0
Ivan Ljubicic (CRO) 7-5, 6-3, 6-3
Robin Soderling (SWE) 6-4, 6-1, 7-6
Andy Murray (GBR) 6-4, 7-5, 6-4
Roger Federer (SUI) 7-5, 7-6, 5-7, 6-1
2012
Simone Bolelli (ITA) 6-2, 6-2, 6-1
Denis Istomin (UZB) 6-2, 6-2, 6-0
Eduardo Schwank (ARG) 6-1, 6-3, 6-4
Juan Monaco (ARG) 6-2, 6-0, 6-0
Nicolas Almagro (ESP) 7-6, 6-2, 6-3
David Ferrer (ESP) 6-2, 6-2, 6-1
Novak Djokovic (SRB) 6-4, 6-3, 2-6, 7-5
2013
Daniel Brands (GER) 4-6, 7-6, 6-4, 6-3
Martin Klizan (SVK) 4-6, 6-3, 6-3, 6-3
Fabio Fognini (ITA) 7-6, 6-4, 6-4
Kei Nishikori (JPN) 6-4, 6-1, 6-3
Stanislas Wawrinka (SUI) 6-2, 6-3, 6-1
Novak Djokovic (SRB) 6-4, 3-6, 6-1, 6-7, 9-7
David Ferrer (ESP) 6-3, 6-2, 6-3
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Ecco la striscia vincente del maiorchino nel Principato:
2005:
Gael Monfils (FRA) 6-3, 6-2
Xavier Malisse (BEL) 6-0, 6-3
Olivier Rochus (BEL) 6-1, 6-2
Gaston Gaudio (ARG) 6-3, 6-0
Richard Gasquet (FRA) 6-7, 6-4, 6-3
Guillermo Coria (ARG) 6-3, 6-1, 0-6, 7-5
2006:
Arnaud Clement (FRA) 6-4, 6-4
Jean-Rene Lisnard (MON) 6-4, 6-1
Kristof Vliegen (BEL) 6-3, 6-3
Guillermo Coria (ARG) 6-2, 6-1
Gaston Gaudio (ARG) 5-7, 6-1, 6-1
Roger Federer (SUI) 6-2, 6-7, 6-3, 7-6
2007:
Juan Ignacio Chela (ARG) 6-3, 6-1
Kristof Vliegen (BEL) 6-1, 6-1
Philipp Kohlschreiber (GER) 6-2, 6-3
Tomas Berdych (CZE) 6-0, 7-5
Roger Federer (SUI) 6-4, 6-4
2008:
Mario Ancic (CRO) 6-0, 6-3
Juan Carlos Ferrero (ESP) 6-4, 6-1
David Ferrer (ESP) 6-1, 7-5
Nikolay Davydenko (RUS) 6-3, 6-2
Roger Federer (SUI) 7-5, 7-5
2009:
Juan Ignacio Chela (ARG) 6-2, 6-3
icolas Lapentti (ECU) 6-3, 6-0
Ivan Ljubicic (CRO) 6-3, 6-3
Andy Murray (GBR) 6-2, 7-6
Novak Djokovic (SRB) 6-3, 2-6, 6-1
2010:
Thiemo de Bakker (NED) 6-1, 6-0
Michael Berrer (GER) 6-0, 6-1
Juan Carlos Ferrero (ESP) 6-4, 6-2
David Ferrer (ESP) 6-2, 6-3
Fernando Verdasco (ESP) 6-0, 6-1
2011:
Jarkko Nieminen (FIN) 6-2, 6-2
Richard Gasquet (FRA) 6-2, 6-4
Ivan Ljubicic (CRO) 6-1, 6-3
Andy Murray (GBR) 6-4, 2-6, 6-1
David Ferrer (ESP) 6-4, 7-5
2012:
Jarkko Nieminen (FIN) 6-4, 6-3
Mikhail Kukushkin (KAZ) 6-1, 6-1
Stanislas Wawrinka (SUI) 7-5, 6-4
Gilles Simon (FRA) 6-3, 6-4
Novak Djokovic (SRB) 6-3, 6-1
2013:
Marinko Matosevic (AUS) 6-1, 6-2
Philipp Kohlscreiber (GER) 6-2, 6-4
Grigor Dimitrov (BUL) 6-2, 2-6, 6-4
Jo-Wilfried Tsonga (FRA) 6-3, 7-6
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28 marzo 2013 |
Florida Gulf Coast... the Cinderella |
Fondata nel 1991, alla sua prima apparizione alla March Madness ha stupito il mondo
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9 marzo 2013, è tempo di Championship Week per la NCAA ovvero i tornei di conference che qualificano le vincenti al torneo nazionale.
Come al solito impazzo tra highlights e stats per seguire tutti i risultati delle conference meno conosciute, quelle però da dove spesso escono le cenerentole...
Ecco quindi che quando il 9 marzo mi capita di scoprire come Florida Gulf Coast, ateneo fondato appena pochi anni or sono (1991), earns first NCAA tourney bid beating Mercer 88-75 to win the Atlantic Sun .... First NCAA Tournament Berth In School History!!!!
Facciamo un passo indietro però perchè gli Eagles all'appuntamento con la storia ci erano già arrivati l'anno prima. Infatti FGCU si presenta per la prima volta nel torneo dell'Atlantic Sun seppure con un record negativo di 8-10 in conference.
Tuttavia nel torneo fanno fuori USC Upstate e Mercer (probabilmente adesso staranno pensando di aver trovato la loro bestia nera) arrivando alla finale con Belmont. Qui però il sogno di raggiungere per la prima volta il torneo nazionale si spegne sotto un eloquente 83-69.
In questa stagione però cosa succede? Belmont lascia l'Atlantic Sun per giocare nella più rinomata Ohio Valley (che vincerà anche). Gli Eagles poi decidono di confrontarsi con alcune big a livello nazionale, risultato: 4 BIG games che portano alle sconfitte in doppia cifra contro VCU, Duke e St John's e la W ai danni di MIAMI (si quelli che hanno vinto reg season e torneo ACC). Nella sua conference però FGCU non domina ed anzi incappa anche in più di un passo falso: 2 volte superati da Lipscomb (12-18 di record) e battuti da East Tennessee State (10-22). Alla fine secondo record di conference (13-5) dietro a Mercer (14-4) ma con tre vittorie nette nel torneo si accede alla March Madness.
Al torneo nazionale FGCU ottiene la testa di serie numero 15 e viene accoppiata con Georgetown, autentica corazzata della Big East (dati alla mano la seconda miglior conference del paese) che ha chiuso con un record di 14-4
vincendo la regular season al pari di Louisville e Marquette. Addirittura gli Hoyas vengono premiati con miglior coach, John Thompson III, e miglior giocatore dell'anno della conference, Otto Porter jr.
Vabbè non ci sarà partita, però qualcuno non la pensa così perchè Seth Davis (autentico guru fra i giornalisti americani che seguono la NCAA) venerdì 22 dagli studi della CBS pronostica il possibile upset di Florida Gulf Coast contro Gtown.
Suona quindi il primo campanello d'allarme, anzi mi suonan proprio le campane ma non a festa visto che ho messo Gtown come vincente a sorpresa del torneo nel bracket che tutta America compila Barack Obama compreso.
Poche ore dopo si arriva alla palla a due. Georgetown sembra in controllo e si porta subito avanti 18-11 ma gli Hoyas sbagliano qualche tap-in di troppo ed ecco che la favola di FGCU riprende vita: avanti di due all'intervallo 24-22. L'inizio della ripresa poi è sfolgorante con gli Eagles che arrivano addirittura sul +19 e poi non tremano ai liberi contro il recupero di quelli della capitale che si portano fino al meno 4 a pochi secondi dal termine, ma come detto dalla lunetta FGCU tiene e chiude senza più patemi 78-68. Alla fine vittoria con Sherwood Brown (beh con un nome così... sì sì cercate pure tale e quale alla celeberrima foresta di Robin Hood) da 24 punti e 9 rimbalzi identificato subito dai mass media come uomo simbolo della squadra.
Ok, nello sport in gara singola può accadere di tutto quindi e non è la prima volta che una 15 del seed passa il turno anche nel 2012 LeHigh superò Duke, ma due giorni dopo Xavier riportò sulla terra le aquile sconfitte 70-58. Sulla strada di FGCU c'è San Diego State, una squadra non fenomenale ma realtà di ottimo livello degli ultimi anni (Kawhi Leonard dei San Antonio Spurs è uscito da lì) con discreti atleti e un coach navigato come Steve Fisher capace di vincere il torneo nel 1989 da rookie sulla panchina dei Wolverines. Gara in equilibrio fino all'intervallo, ma mai un segno di cedimento o paura per quelli della Florida e come era già successo con Gtown il meglio deve ancora arrivare. Infatti parziale di 17-0 nel secondo tempo per il 71-52 e finale sul velluto per l'81-71. Ormai FGCU è una squadra di All Stars perchè oltre a Brown c'è molto di più: Bernard Thompson centra la sua seconda partita di fila con 23 punti a referto, mentre Brett Comer firma la sua seconda doppia doppia del torneo. Florida Gulf Coast alla Sweet 16, ovvero fra le migliori sedici università della nazione!
Prossimo avversario i Florida Gators: corazzata che ha vinto la regular season della SEC ed ateneo capace di vincere due anni di fila il torneo NCAA nel 2006 e 2007 con Joakim Noah, Al Horford e Corey Brewer tutti nella NBA adesso. Per gli Eagles sarà un altro Davide contro Golia. Tanto per citare due dati University of Florida è stata fondata nel 1853 e viaggia sui 50.000 studenti, per FGCU siamo fermi a 12.000; però anche per Cenerentola era già un sogno partecipare al ballo, poi sappiamo tutti come è andata a finire...
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29 novembre 2012 |
F1: Three-Peat da Diesel per Vettel |
Dopo aver ottenuto una sola vittoria nelle prime 13 gare il tedesco ha cambiato marcia, ne ha conquistate quattro consecutive rimontando Alonso e finendo con due podi ed un sesto posto ha incamerato il terzo mondiale in fila!
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Ovvio che, dopo aver conquistato un solo successo nelle prime tredici gare, vincerne quattro in fila nella seconda parte del campionato
rappresenti il turning point che ha proiettato Vettel verso il terzo titolo consecutivo.
La chiave della stagione sono state sicuramente le vittorie del tedesco a Singapore, Suzuka, Yeongam e Nuova Delhi alle quale ha unito poi due podi ed il sesto posto in Brasile con la calcolatrice in mano. A Interlagos ha fatto il taxista Vettel dopo essere rientrato in zona punti anche perchè pazze variabili, come un successo del rivale Fernando, erano da escludere.
Infatti Alonso non ha ottenuto una vittoria negli ultimi 10 GP!!!!
Allo spagnolo non sono bastati 13 podi (il migliore di tutti) in stagione.
Chi invece ha avuto il record di gare a punti è stato Kimi Raikkonen con 19.
Il finlandese è di sicuro il comeback of the year, ma non solo perchè se facciamo la tara: andare in fondo 19 volte, finire terzo nel mondiale piloti e vincere un GP, il tutto con la non irrestistibile Lotus gli consegna il titolo di miglior pilota del 2012.
Se il finale di campionato è stato scontato e tenuto vivo solo per la mancanza di benzina nella macchina di Vettel dopo le qualifiche di Abu Dhabi, le sorprese non sono mancate.
Otto vincitori con sei macchine diverse testimonia che sulla singola gara IMPOSSIBLE IS NOTHING!
Su tutti Maldonado a Barcellona, perchè pensare che una Williams possa tagliare il traguardo per prima ha dell'incredibile visto che nel resto dei GP non è mai andata oltre un quinto posto.
Congratulazioni a Nico Rosberg per il suo primo successo in carriera ed una menzione se la merita pure Perez perchè ottenere tre podi con la Sauber è un grande risultato ed infatti ha colpito anche i vertici McLaren che gli hanno consegnato il sedile dell'ormai ex Hamilton.
Dopo le premiazioni però spazio per le DUDE performance.
Ok ha vinto titolo piloti e costruttori, ma la RED BULL ha rischiato di far perdere il campionato a Vettel negli Emirati quando ormai il tedesco aveva passato Alonso in classifica: DISASTRO, ma alla fine si sono salvati.
MALE, MALE, MALISSIMO la Ferrari perchè i titoli si conquistano vincendo i GP e non si può obbligare Alonso a guidare al limite per un podio. Il campionato piloti era alla portata ma Red Bull e McLaren hanno dimostrato di saper crescere di più durante la stagione.
Chi invece si è eclissata è stata la Mercedes... bene con il GP di Rosberg e bene fino al podio di Schumi a Valencia, poi il tracollo. Vedremo se con Hamilton le cose cambieranno.
Ah ecco chi mancava: Hamilton. La forte sensazione è che l'inglese avrebbe veramente potuto lottare per il titolo se la McLaren gli avesse dato una macchina consistente. Scelta azzardata passare ora in Mercedes però se Brawn si inventa una genialita potrebbe anche lottare per il titolo.
Infine un saluto a Schumacher, il suo ritorno mi ha ricordato i due anni di Michael Jordan con i Wizards. Qualche perla, ad entrambi è mancata la ciliegina sulla torta: i playoffs per MJ, un GP per Schumi. Il tedesco comunque lascia la Formula 1 con una stagione dove è tornato sul podio e ha concluso a punti l'ultima gara. NICHT SCHLECHT!
TUTTE LE STATS DELLA STAGIONE 2012
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12 settembre 2012 |
VUELTA 2012: Magia Contador, a lui la più bella corsa a tappe dell'ultimo decennio |
Rodriguez ed i direttori sportivi della Katusha dietro la lavagna, tatticamente non ci siamo!
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Insieme di meriti e demeriti è questo che a volte può stabilire il successo in un grande giro. Così come nel Giro d'Italia, anche alla Vuelta Purito Rodriguez ha recitato il ruolo del cannibale finendo poi però con i polpacci spolpati...
1st Contador
2nd Valverde a 1'16
3rd Rodriguez a 1'37
Questa la calssifica finale della Vuelta 2012.
E' incredibile da scrivere e da leggere: alla fine della Vuelta 2012 nessuna maglia per Rodriguez; nonostante lo spagnolo abbia vinto 3 tappe, sia stato 13 giorni in maglia rossa, 10 in maglia verde e 17 in maglia bianca!
La sorpresa aumenta guardando i numeri dei rivali: Contador e Valverde. Albertino ha vinto una tappa ed indossato la roja 4 giorni, Alejandro invece ha vinto due tappe e vestito la maglia verde per un giorno, quella a pois per 6 e quella bianca per uno.
L'incredulità, al di là dei numeri finali, aumenta a dismisura se si analizza l'andamento giorno dopo giorno della corsa iberica con Rodriguez che al traguardo ha sempre preceduto Contador nelle tappe in linea...
Sempre fino alla 17° quando rimasto, prima con un unico compagno e poi da solo, ad inseguire in discesa e pianura ha finito per crollare (2'38 al traguardo), mentre Valverde ha recuperato arrivando a 6 secondi da Contador.
Ecco l'andamento tappa dopo tappa:
1° - 1st Movistar, Saxo a 14", Katusha a 15
3° - 1st Valverde, 2st Rodriguez st, 4th Contador st
4° - Valverde a 55" dai migliori
6° - 1st Rodriguez, 3rd Valverde a 10", 4th Contador a 19.
Clas: 1st Rodriguez, 3rd Contador a 36", Valverde a 54
8° - 1st Valverde, 2nd Rodriguez st, 3rd Contador st.
Clas: 1st Rodriguez, 3rd Contador a 40", Valverde a 50
9° - 2nd Rodriguez, Valverde a 9", Contador a 12
11°- 2nd Contador, Valverde a 1'01, Rodriguez a 1'09.
Clas: 1st Rodriguez, 2nd Contador a 1", Valverde a 59
12°- 1st Rodriguez, 2nd Contador a 8", 3rd Valverde a 13. Clas: 1st Rodriguez, 2nd Contador a 13", Valverde a 1'20
14°- 1st Rodriguez, 2nd Contador a 5", 3rd Valverde a 13. Clas: 1st Rodriguez, 2nd Contador a 22", Valverde a 1'41
16°- 3rd Rodriguez, Contador a 2", Valverde a 19. Clas: 1st Rodriguez, 2nd Contador a 28", Valverde a 2'04
17°- 1st Contador, 2nd Valverde a 6", Rodriguez a 2'38. Clas: 1st Contador, 2nd Valverde a 1'52, 3rd Rodriguez a 2'28
19°- 2nd Valverde, 4th Rodriguez st, Contador a 3".
20°- 9th Rodriguez, Valverde a 25", Contador a 44. Clas: 1st Contador, 2nd Valverde a 1'16, 3rd Rodriguez a 1'37
GIUDIZIO FINALE: Rodriguez ed i direttori sportivi della Katusha a ripetizione! Non si possono perdere due corse a tappe come Giro e Vuelta come le ha perse Purito. Anche perchè Moreno e Menchov assenti nella tappa decisiva della Vuelta hanno poi fatto vedere alla Bola del Mundo che ne avevano ancora.
Comunque, VUELTA 2012 la migliore corsa a tappe almeno dell'ultimo decennio!
CLASSIFICA FINALE DELLA VUELTA 2012
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8 agosto 2011 |
Il Tour delle prime volte: primo trionfo di Evans, primo podio per Frank Schleck e niente primo posto per Contador |
Evans, gli Schleck, Voeckler i protagonisti, Rolland la rivelazione, però Contador e Samuel Sanchez…
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Si è concluso il Tour de France che per la prima volta ha visto Cadel Evans, dopo tanti piazzamenti, vincere una grande corsa a tappe ed allo stesso tempo ha visto Alberto Contador non vincere un grande giro per la prima volta dal 2007.
Cadel Evans: ha vinto il Tour evitando le cadute nei primi dieci giorni, controllando la gara in montagna e dominando a crono; l’australiano è stato anche capace di vincere una tappa (sul Mur de Bretagne). Cadel è stato impressionante sulle Alpi dove prima è stato l’unico capace di rimanere sempre con Contador nelle tappe di Gap e Pinerolo e poi da solo ha trainato il gruppo mangiando minuti sul Galibier ad Andy Schleck in una azione che lo ha fatto rischiare di saltare perché se avesse avuto un piccolo passaggio a vuoto durante la scalata lo avrebbero di sicuro attaccato e staccato.
Andy Schleck: è stato il miglior in montagna dove ha rifilato 1’11 ad Evans grazie soprattutto all’impresa nella tappa del Galibier. Tuttavia il distacco finale nella crono di Grenoble non ammette repliche, per vincere il Tour Andy doveva attaccare di più in montagna.
Frank Schleck: podio a Parigi (il suo primo) e qualche scatto in montagna dove alla fine ha guadagnato 10” su Evans. La sensazione è che sulle salite ne avesse meno del fratello, magari ha pagato anche il fatto di essere co-capitano della Leopard e con un po’ più di liberta avrebbe potuto attaccare di più. Comunque ha ottenuto il suo miglior piazzamento in carriera in un grande giro e l’impressione è che abbia ottenuto il massimo in classifica generale.
Thomas Voeckler: è stata la variabile impazzita della corsa, davvero sorprendente la sua tenuta sulla grandi salite ed anche a cronometro ha stupito. Le uniche critiche che gli si possono fare sono sulla tenuta mentale perché nella tappa dell’Alpe D’Huez ha buttato via ogni chance di podio rimanendo da solo per troppi chilometri fra i fuggitivi e il gruppo di Evans. Il suo Tour rimane comunque da incorniciare, quarto posto finale e dieci gironi in maglia gialla.
Alberto Contador: il quinto posto senza vittorie di tappa è sicuramente un pessimo risultato per il Re delle corse a tappe, ma ci sono tante attenuanti per lui in primis la partecipazione al Giro d’Italia ed il non aver preparato al meglio il Tour. In Francia poi ci si è messo anche il destino: tre cadute. Le grandi salite hanno mostrato come non fosse il miglior Contador e anche nella crono di Grenoble ha lasciato ad Evans 59”. Alla fine fra la caduta di La Barre e la cronosquadre di Les Essarts ha perso 1’41 da Evans.Senza queste due tappe dove il singolo poteva poco, i tempi dicono che avrebbe conquistato il podio precedendo di un soffio Sanchez (4”) e Frank Schleck (8”).
Samuel Sanchez: maglia a Pois, sesto posto in classifica ed una tappa a Luz Ardiden, ottimo Tour per lui. Così come Contador ha perso tanto tempo fra cronosquadre e cadute (2’35). Non era però da podio vista la deblacle sul Galibier dove ha perso 4’42 da Andy Schleck e più di due minuti da Evans e da Frank.
Pierre Rolland: il nome nuovo del ciclismo, ha impressionato in tutte le tappe di montagna dove è stato al fianco di Voeckler e poi l’unica volta che non è stato con il capitano è andato a trionfare nientemeno che sull’Alpe d’Huez. Nella classifica ipotetica senza cadute, cronosquadre accusa un ritardo di soli 3’46 da Evans, veramente poco per uno che ha tirato in salita per il suo capitano.
Gli italiani: Cunego e Basso hanno ottenuto il settimo e l’ottavo posto con una condotta di gara giudiziosa, ma senza sussulti. Per Cunego è sicuramente un buon risultato perché è tornato a fare classifica in una grande corsa a tappe dopo molto anni. Basso invece ha deluso perché salvo un timido allungo sui Pirenei, per il resto non ha mai attaccato; non è uno scattista però almeno provarci da lontano (lo hanno fatto Andy Schleck e Contador) visto che sull’ultima salita non riusciva a fare la differenza.
Le cadute: hanno sicuramente inciso sulla corsa non solo per il tempo perso da Contador e Sanchez, ma anche perché hanno tagliato fuori dalla gara gente come Wiggins, Van den Broeck, Vinokourov ed i quattro moschettieri della Radioshack (Leipheimer, Kloden, Horner e Brajkovic) che di sicuro avrebbero potuto accendere il Tour con attacchi da lontano nelle tappe di montagna.
CLASSIFICA realizzata con i tempi delle tappe di montagna e della crono individuale
1 Evans
2 A. Schleck 1’20
3 Contador 2’16
4 S. Sanchez 2’20
5 F. Schleck 2’24
6 Rolland 3’46
7 Cunego 4’51
8 Voeckler 5’43
9 Peraud 6’02
10 Basso 6’10
CLASSIFICA FINALE DEL TOUR 2011
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8 febbraio 2011 |
Quarto Superbowl per la favola Green Bay Packers |
Chi l'avrebbe mai detto quando a due settimane dalla fine della regular season con un record di 8 vinte e 6 perse erano fuori dai playoffs ed il loro quaterback, Rodgers, rientrava dopo una commozione celebrale.
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La favola è poi completata dalla realtà di Green Bay ossia la città più piccola, 101.203 abitanti, ad avere una squadra in una delle leghe professionistiche americane.
I Packers l’hanno spuntata per 31-25 sui Pittsburgh Steelers al termine di una gara a dir poco vibrante i cui i mangia formaggio sono riusciti a respingere la rimonta degli avversari.
Il match è stato sicuramente deciso dagli errori degli Steelers: tre turnover e un field goal sbagliato, ma ad Aaron Rodgers e compagni va dato atto di aver giocato in modo impeccabile i terzi down nel quarto periodo.
Turning point dell’incontro è stato probabilmente il fumble all’inizio dell’ultimo quarto commesso da Mendenhall (running back degli Steelers) quando Pittsburgh era sotto di quattro punti ma aveva l’inerzia tutta dalla sua parte e si trovava sulle 40 yards avversarie.
Dal canto loro comunque gli Steelers hanno dimostarto ancora una volta di essere una squadra straordinaria perché nonostante i tre turnover hanno saputo recuperare sotto 14-0 e 21-3.
Pittsburgh ha avuto la chance di vincere la gara nel finale quando indietro di tre punti la sua difesa ha costretto Green Bay al field goal per il 31-25, dando così l’opportunità all’attacco di avere l’ultimo drive con 2:07 sul cronometro.
La rimonta di Pittsburgh però non è riuscita e così i Packers hanno potuto festeggiare una incredibile stagionale nella quale si erano ritrovati fuori dai playoffs a due settimane dalla fine della regular season con un record di 8 vinte e 6 perse.
In quel periodo il loro quaterback, Rodgers, rientrava dopo una commozione cerebrale, ma da quel momento Aaron e compagni non hanno sbagliato più un colpo distruggendo i NY Giants (45-17), superando gli odiati rivali dei Bears (10-3) e conquistando così l’ultimo posto disponibile per la postseason.
Già nel wildcard game a Philadelphia, la prima gara di playoffs, qualcosa si era capito del destino di Green Bay visto che David Akers, uno dei migliori kicker della NFL, sbagliava due field goal e poi con poco più di un minuto da giocare e la palla sulle 38 yards dei Packers, Michael Vick si faceva intercettare…
Tutto è poi filato via liscio per i Packers capaci di dominare ad Atlanta (48-21) e mostruosamente cinici in quel di Chicago (21-14).
La conclusione del Superbowl XLV di Dallas ricalca proprio l’epilogo di una bella fiaba; ma ora è tempo di festeggiare un altro anno da favola per gli amanti della NFL: formaggio per tutti!
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15 settembre 2010 |
Il mondo ai piedi di Rafa, però per la corona… |
Risultato strepitoso quello conseguito dallo spagnolo, tuttavia anche gli astri sono stati dalla sua. |
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A soli ventiquattro anni aver vinto tutti gli slam per un totale di nove assicura a Rafael Nadal il titolo di Baronetto del tennis.
In questa stagione lo spagnolo ha conquistato tre slam consecutivi: il Roland Garros (quinto in carriera), Wimbledon (seconda affermazione) e lo US Open per la prima volta.
A destare clamore è stata soprattutto l’ultima vittoria visto che a New York il maiorchino non era mai andato oltre i quarti di finale, dimostrando sempre di non essere in possesso di un gioco adatto al cemento americano.
Nei due Atp 1000 che precedevano Flushing Meadows, Nadal non è approdato neanche in finale; a Toronto la sua avventura si è fermata in semifinale sconfitto nettamente (6-3 6-4) da Andy Murray, mentre a Cincinnati Rafa si è arreso ai quarti contro Marcos Baghdatis (6-4 al terzo).
Dopo l’estrazione dei tabelloni degli US Open sulla strada verso la finale dello spagnolo parevano due gli scogli da affrontare: David Nalbandian (ai quarti) ed Andy Murray (in semi). Soprattutto Murray, visto lo stato di forma e i recenti precedenti sul cemento contro Nadal (4-1), sembrava poter rappresentare l’ennesimo capolinea prima dell’atto conclusivo.
Invece sia Nalbandian che Murray non hanno rispettato le aspettative e sono stati eliminati prima di poter incontrare Rafa.
Fino a qui quindi solo un pizzico di fortuna per l’iberico, perché in primis la colpa è stata dei suoi avversari incapaci di vincere match alla portata.
La sorte però è entrata in gioco dai quarti di finale perché da questo turno in poi Nadal ha sempre sfidato avversari reduci rimonte vittoriose terminate al quinto set e quindi più stanchi fisicamente e mentalmente.
Infatti ai quarti Fernando Verdasco era approdato dopo un’autentica maratona contro David Ferrer (tiebreak del quinto), in semifinale Mikhail Youzhny era reduce dai cinque set (6-3 nel set finale) contro Stanislas Wawrinka ed infine Novak Djokovic aveva conquistato la finale dopo il successo su Federer (7-5 al quinto).
Alla fine Nadal nella grande Mela ha vinto solo con un vero big: Djokovic; evitando di confrontarsi con Murray, Federer e Soderling (inoltre mancava per infortunio il vincitore della passata edizione Juan Martin Del Potro), tutti avversari che avrebbero avuto il favore del pronostico almeno ad inizio incontro.
Insomma tappeto rosso per il passaggio di Rafa, però anche il fato qualcosa ha dato.
I miglioramenti del maiorchino sono tuttavia evidenti e soprattutto il servizio ha destato scalpore; quindi Rafa per incoronarti RE voglio rivederti trionfare a New York!
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5 agosto 2010 |
Tour de France ad Alberto Contador grazie al salto di catena di Andy Schleck? |
Guardando la classifica finale verrebbe da dire di sì, visto che la differenza fra i due equivale alla tappa di Bagneres de Luchon dove il lussemburghese ha accusato il salto di catena nel tratto finale dell'ascesa del Port de Bales. |
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Tuttavia analizzando l'intera corsa emerge che lo spagnolo ha dato 1'13" al rivale a cronometro, mentre in montagna la differenza fra i due l'hanno fatta proprio quei 39" a Luchon.
Al conto totale però manca ancora una tappa e cioè la Wanze-Arenberg (quella del pavè della Roubaix). Ebbene in quel giorno la CSC di Andy Schleck fece la differenza grazie: ad un "buco" nel gruppo creato dalla caduta in un tratto di pavè di Franck Schleck ed all'azione di Cancellara.
Alla fine Contador perse 1'13 dal lussemburghese, perdendo 20" negli ultimi chilometri per via di un problema meccanico che lo fece staccare del suo gruppetto che arrivo a 53".
La vera differenza quindi l'ha fatta Contador a cronometro dove fra il prologo e la penultima tappa senza l'aiuto di: compagni, cadute, guasti meccanici o sfortune; in 60 km ha rifilato 1'13" ad Andy Schleck.
Tutte le statistiche tappa per tappa nella sezione Statistiche – Ciclismo – Anno 2010
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